Introduzione

La comunità energetica è un aggregato di utenti che, mediante la volontaria adesione di un soggetto di diritto autonomo (la CER), si prefigge l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia elettrica da fonte rinnovabile.

L’Unione Europea, prendendo spunto da esperienze positive in alcuni stati membri, ha emanato due direttive per estendere a tutti i cittadini europei la buona pratica dell’autoconsumo di energia e le comunità energetiche (direttive 2018/2001 e 2019/944). Si tratta di un’interessante rivoluzione economica e culturale: non sarà più soltanto un gestore che venderà energia (ENEL, EDISON, ENI, ecc.) ma i singoli cittadini potranno produrre e vendere l’energia prodotta (prosumer) all’interno delle comunità energetiche.

La nuova normativa europea sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (abbreviato come CER) punta a favorire lo sviluppo dell’autoconsumo, energia di prossimità e di reti intelligenti (smart grid).

In Italia, a febbraio 2020, avviene il primo parziale recepimento delle due direttive UE: si potranno realizzare le comunità energetiche a valle delle cabine secondarie.

Con il termine Comunità Energetiche, ci si riferisce ad un’associazione che produce e condivide l’energia rinnovabile generata, al fine di poter sviluppare e gestire in autonomia l’energia pulita a costi competitivi, contribuendo a ridurre le emissioni di Co2 e lo spreco energetico. A far parte delle Comunità Energetiche, possono essere tutti: i comuni cittadini, le attività commerciali, le pubbliche amministrazioni, nonché le piccole e medie e imprese, ecc.

I requisiti di costituzione e partecipazione

I soggetti che intendono entrare all’interno della comunità energetica possono essere persone fisiche o giuridiche e più in generale, qualsiasi soggetto pubblico o privato la cui intenzione è la costituzione di una Comunità Energetica Rinnovabile. Ad esempio, anche semplici vicini di casa possono costituire una comunità energetica.

Per poter costituire la comunità energetica, per prima, cosa occorre individuare l’aerea in cui si intende installare l’impianto, che naturalmente, deve essere in prossimità dei consumatori. Un esempio interessante, sono i terreni industriali in disuso, in quanto sono sufficientemente grandi e rispettano i requisiti previsti dalla normativa in termini di collocazione, dimensione e destinazione.

La condivisione dell’energia prodotta deve avvenire tramite l’utilizzo della rete di distribuzione elettrica esistente e l’autoconsumo di energia rinnovabile si realizza virtualmente.

Ovviamente, vi deve essere almeno un impianto, che non necessariamente deve essere di proprietà della comunità, ma può essere messo a disposizione di uno o più soggetti aderenti, o addirittura anche da un soggetto terzo (es. finanziatore).

Come costituire una CER

Le persone e gli enti che sono interessati alla creazione della Comunità Energetica, devono prima costituire un soggetto giuridico. Dal momento che la legge prevede che lo scopo di una comunità energetica non può essere il profitto, le forme maggiormente utilizzate per motivi di convenienza e semplicità, sono quelle di associazione non riconosciuta o cooperativa.

Per quanto riguarda le prime forme, possono essere costituite con un semplice contratto registrato presso l’Agenzia delle Entrate e i costi di gestione sono tendenzialmente bassi con obblighi di organizzazione relativamente semplificati.

Tutti i soggetti facenti parte della comunità energetica, conservano i loro diritti di clienti finali, incluso anche quello di scegliere il proprio fornitore di energia elettrica e di scegliere di uscire dalla comunità in qualsiasi momento.

I soggetti facenti parte della CER, vengono identificati come:

  • Consumatori, cioè coloro che esclusivamente consumano energia;
  • Prosumer, quali coloro che producono e consumano contemporaneamente energia nello stesso edificio/sito.

Elemento di base della CER, è la necessità che gli individui siano allacciati alla stessa cabina elettrica primaria al fine di condividere l’energia elettrica sia in prelievo che in immissione.

Gli incentivi previsti

Una volta che l’impianto entra in funzione, la Comunità può presentare una richiesta – anche mediante un’azienda esterna delegata – al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) al fine di ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa. Gli incentivi sono disposti soltanto per l’energia condivisa all’interno della comunità, cioè per quella consumata dai membri nella stessa fascia oraria in cui viene prodotta.

I vantaggi

  • Ambientali: l’energia elettrica deve essere prodotta esclusivamente da fonte rinnovabile in quanto l’obiettivo è di ridurre le emissioni di Co2 in atmosfera;
  • Economici: l’autoconsumo individuale e l’incentivo sull’energia condivisa consentono di ridurre i costi della bolletta elettrica;
  • Sociali: la CER consente di promuovere la riduzione della povertà energetica e di creare valore sul territorio.

Introduzione

Ogni giorno sentiamo costantemente parla di energie rinnovabili, di fotovoltaico, eolico e altre fonti alternative. La transizione a queste “nuove” forme di energia è necessaria al fine di poter contrastare e mitigare i cambiamenti climatici. La transizione ecologica è elemento imprescindibile per il miglioramento dell’ambiente e tutela della salute umana. Sebbene il tutto mondo sta incrementando tutti gli sforzi per operare questa transizione nei tempi più brevi, sorge spontanea una domanda: a che punto siamo con la transizione energetica nel nostro paese?

Le fonti rinnovabili

Le fonti di energia rinnovabili, a differenza delle fonti di energia non rinnovabili, sono fonti che non inquinano e non si esauriscono, in quanto hanno la capacitò di rigenerarsi ad un tasso superiore a quello con cui vengono consumati. Da molti anni hanno fatto il loro ingresso nel nostro paese e si stanno affermando sempre di più come energia del futuro, a disposizione di tutti, economica e soprattutto pulita.

Principali fonti di energia rinnovabile

Energia solare: l’energia prodotta dal sole e convertita in energia elettrica tramite i pannelli solari e impianti fotovoltaici;

Energia eolica: energia del vento prodotta grazie alle pale eoliche;

Energia geotermica: produzione di energia grazie allo sfruttamento del calore della terra;

Energia da biomasse: energia prodotta dalle componenti di origine biologica (dai microrganismi fino alle piante o agli animali);

Energia idroelettrica: l’acqua viene sfruttata per generare energia mediante l’installazione di generatori ad esse verticale ed orizzontale;

Energia marina: energia generate dalle orrenti oceaniche e avviene mediante l’utilizzo di generatori ad asse verticale e orizzontale.

Le fonti di energia rinnovabili in Italia

La produzione di energia mediante fonti rinnovabili in Italia ha avuto una percentuale variabile tra il 5 e il 9% a partire dagli anni ’70 fino ai primi anni del ventunesimo secolo. È stata registrata un’interessante crescita a partire dal 2007: in quell’anno, la produzione da fonti rinnovabili era del 6%, nel 2010 del 10,7% e nel 2014 al 18,5% con una discesa al 15% nel 2017 salvo per risalire nel 2019 al 16,3%.

Analizzando il mercato dell’energia elettrica nel 2022, a dicembre la domanda è scesa del 9,1% rispetto a quanto registrato nel 2021, contribuendo a ridurre la percentuale di energia elettrica prodotta delle rinnovabili. A dicembre del 2022, la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili ammontava al 26,9% con un segno negativo rispetto al 2021, calo che riguarda tutte le fonti. A causa della guerra in Ucraina, si registra però un aumento dell’import di elettricità dall’estero e un amento della produzione di energia elettrica dal carbone (+43% rispetto a dicembre 2021).

Analizzando i dati riassuntivi di Terna, si osserva come la domanda di energia elettrica del nostro paese è diminuita dell’1% rispetto a quanto consumato nel 2021: 316,8 TWh (circa 3TWh in meno). Si registra, inoltre, per la prima volta dal 2014, una riduzione della produzione di energia da fonti rinnovabili, che scende sotto la soglia dei 100 TWh, raggiungendo la quota di 98,4 TWh con una riduzione di circa 14,8 TWh rispetto al 2021 (-13%). Come conseguenza di questi dati, si riduce anche il peso delle rinnovabili sulla domanda elettrica, passando dal 35,4% al 31,1% nel 2022.

Nel 2022, un dato preoccupante, è l’incremento della produzione dal carbone, che ha generato un complessivo aumento delle fonti fossili di circa 11 TWh. L’aumento dell’utilizzo dei combustibili fossili è dovuto dalla riduzione della produzione idroelettrica, che nel 2022 ha perso il 37,7% rispetto al 2021 (-16,9 TWh).

Se da un lato abbiamo assistito alla riduzione della produzione dall’idroelettrico, il fotovoltaico aumenta la sua rilevanza, crescendo di 2,9 TWh (+11,8 rispetto al 2021), arrivando ad una produzione annuale di 27,5 TWh, la più alta di sempre.

Più o meno stabile la produzione di elettricità dal vento, con i circa 20,3 TWh, pari a -1,8%. La bioenergia si assesta a -2,1% e un calo del 1,6% della geotermia.

In conclusione, le fonti di energia rinnovabili in Italia stanno acquisendo sempre una maggiore importanza ma non bisogna fermarsi qui, sono necessari ulteriori sforzi affinché queste forme di energia siano predominanti e superino di gran lunga le fonti convenzionali e cioè i combustibili fossili, a cui siamo, purtroppo, ancora troppo legati.

Fonte: https://www.qualenergia.it/pro/documenti/rapporto-mensile-terna-dicembre-2022/

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