A partire dalle ore 12:00 di giorno 9 novembre e fino alle ore 12:00 del 23 novembre del 2023, è possibile richiedere il bonus 80% per le colonnine di ricarica domestiche dei veicoli elettrici, che sono state acquistate e installate nel 2023.

Il bonus colonnine di ricarica è una misura agevolativa promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, volta a incentivare la transizione ecologica anche nella scelta dei mezzi di traporto e che in questo caso, si rivolge ai privati e ai condomini, che dal 1° gennaio al 23 novembre 2023 hanno acquistato e installato infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici.

L’incentivo – che è stato previsto nella misura dell’80% del prezzo di acquisto e posa colonnine o dispositivi di tipo wall box – ha un limite massimo di:

  • 1.500 euro per gli utenti privati;
  • 8.000 euro per gli edifici condominiali.

Tra le spese rimborsabili sono previste anche:

  • Lavori effettuati sull’impianto elettrico;
  • Opere edili;
  • Impianti e i dispositivi per il monitoraggio;
  • Spese inerenti la progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi;
  • Costi per la connessione alla rete elettrica, mediante l’attivazione di un nuovo Pod (point of delivery).

Coloro che sono interessati, possono trasmettere le domande per la concessione ed erogazione del bonus, mediante apposita piattaforma online gestita da Invitalia per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Le risorse disponibili per il 2023 sono pari a 40 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi ai 40 milioni per le colonnine che sono state installate dal 4 ottobre al 31 dicembre 2022 (domande che potevano essere trasmesse dal 19 ottobre al 2 novembre del 2023).

Introduzione

La comunità energetica è un aggregato di utenti che, mediante la volontaria adesione di un soggetto di diritto autonomo (la CER), si prefigge l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia elettrica da fonte rinnovabile.

L’Unione Europea, prendendo spunto da esperienze positive in alcuni stati membri, ha emanato due direttive per estendere a tutti i cittadini europei la buona pratica dell’autoconsumo di energia e le comunità energetiche (direttive 2018/2001 e 2019/944). Si tratta di un’interessante rivoluzione economica e culturale: non sarà più soltanto un gestore che venderà energia (ENEL, EDISON, ENI, ecc.) ma i singoli cittadini potranno produrre e vendere l’energia prodotta (prosumer) all’interno delle comunità energetiche.

La nuova normativa europea sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (abbreviato come CER) punta a favorire lo sviluppo dell’autoconsumo, energia di prossimità e di reti intelligenti (smart grid).

In Italia, a febbraio 2020, avviene il primo parziale recepimento delle due direttive UE: si potranno realizzare le comunità energetiche a valle delle cabine secondarie.

Con il termine Comunità Energetiche, ci si riferisce ad un’associazione che produce e condivide l’energia rinnovabile generata, al fine di poter sviluppare e gestire in autonomia l’energia pulita a costi competitivi, contribuendo a ridurre le emissioni di Co2 e lo spreco energetico. A far parte delle Comunità Energetiche, possono essere tutti: i comuni cittadini, le attività commerciali, le pubbliche amministrazioni, nonché le piccole e medie e imprese, ecc.

I requisiti di costituzione e partecipazione

I soggetti che intendono entrare all’interno della comunità energetica possono essere persone fisiche o giuridiche e più in generale, qualsiasi soggetto pubblico o privato la cui intenzione è la costituzione di una Comunità Energetica Rinnovabile. Ad esempio, anche semplici vicini di casa possono costituire una comunità energetica.

Per poter costituire la comunità energetica, per prima, cosa occorre individuare l’aerea in cui si intende installare l’impianto, che naturalmente, deve essere in prossimità dei consumatori. Un esempio interessante, sono i terreni industriali in disuso, in quanto sono sufficientemente grandi e rispettano i requisiti previsti dalla normativa in termini di collocazione, dimensione e destinazione.

La condivisione dell’energia prodotta deve avvenire tramite l’utilizzo della rete di distribuzione elettrica esistente e l’autoconsumo di energia rinnovabile si realizza virtualmente.

Ovviamente, vi deve essere almeno un impianto, che non necessariamente deve essere di proprietà della comunità, ma può essere messo a disposizione di uno o più soggetti aderenti, o addirittura anche da un soggetto terzo (es. finanziatore).

Come costituire una CER

Le persone e gli enti che sono interessati alla creazione della Comunità Energetica, devono prima costituire un soggetto giuridico. Dal momento che la legge prevede che lo scopo di una comunità energetica non può essere il profitto, le forme maggiormente utilizzate per motivi di convenienza e semplicità, sono quelle di associazione non riconosciuta o cooperativa.

Per quanto riguarda le prime forme, possono essere costituite con un semplice contratto registrato presso l’Agenzia delle Entrate e i costi di gestione sono tendenzialmente bassi con obblighi di organizzazione relativamente semplificati.

Tutti i soggetti facenti parte della comunità energetica, conservano i loro diritti di clienti finali, incluso anche quello di scegliere il proprio fornitore di energia elettrica e di scegliere di uscire dalla comunità in qualsiasi momento.

I soggetti facenti parte della CER, vengono identificati come:

  • Consumatori, cioè coloro che esclusivamente consumano energia;
  • Prosumer, quali coloro che producono e consumano contemporaneamente energia nello stesso edificio/sito.

Elemento di base della CER, è la necessità che gli individui siano allacciati alla stessa cabina elettrica primaria al fine di condividere l’energia elettrica sia in prelievo che in immissione.

Gli incentivi previsti

Una volta che l’impianto entra in funzione, la Comunità può presentare una richiesta – anche mediante un’azienda esterna delegata – al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) al fine di ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa. Gli incentivi sono disposti soltanto per l’energia condivisa all’interno della comunità, cioè per quella consumata dai membri nella stessa fascia oraria in cui viene prodotta.

I vantaggi

  • Ambientali: l’energia elettrica deve essere prodotta esclusivamente da fonte rinnovabile in quanto l’obiettivo è di ridurre le emissioni di Co2 in atmosfera;
  • Economici: l’autoconsumo individuale e l’incentivo sull’energia condivisa consentono di ridurre i costi della bolletta elettrica;
  • Sociali: la CER consente di promuovere la riduzione della povertà energetica e di creare valore sul territorio.

Introduzione

Ogni giorno sentiamo costantemente parla di energie rinnovabili, di fotovoltaico, eolico e altre fonti alternative. La transizione a queste “nuove” forme di energia è necessaria al fine di poter contrastare e mitigare i cambiamenti climatici. La transizione ecologica è elemento imprescindibile per il miglioramento dell’ambiente e tutela della salute umana. Sebbene il tutto mondo sta incrementando tutti gli sforzi per operare questa transizione nei tempi più brevi, sorge spontanea una domanda: a che punto siamo con la transizione energetica nel nostro paese?

Le fonti rinnovabili

Le fonti di energia rinnovabili, a differenza delle fonti di energia non rinnovabili, sono fonti che non inquinano e non si esauriscono, in quanto hanno la capacitò di rigenerarsi ad un tasso superiore a quello con cui vengono consumati. Da molti anni hanno fatto il loro ingresso nel nostro paese e si stanno affermando sempre di più come energia del futuro, a disposizione di tutti, economica e soprattutto pulita.

Principali fonti di energia rinnovabile

Energia solare: l’energia prodotta dal sole e convertita in energia elettrica tramite i pannelli solari e impianti fotovoltaici;

Energia eolica: energia del vento prodotta grazie alle pale eoliche;

Energia geotermica: produzione di energia grazie allo sfruttamento del calore della terra;

Energia da biomasse: energia prodotta dalle componenti di origine biologica (dai microrganismi fino alle piante o agli animali);

Energia idroelettrica: l’acqua viene sfruttata per generare energia mediante l’installazione di generatori ad esse verticale ed orizzontale;

Energia marina: energia generate dalle orrenti oceaniche e avviene mediante l’utilizzo di generatori ad asse verticale e orizzontale.

Le fonti di energia rinnovabili in Italia

La produzione di energia mediante fonti rinnovabili in Italia ha avuto una percentuale variabile tra il 5 e il 9% a partire dagli anni ’70 fino ai primi anni del ventunesimo secolo. È stata registrata un’interessante crescita a partire dal 2007: in quell’anno, la produzione da fonti rinnovabili era del 6%, nel 2010 del 10,7% e nel 2014 al 18,5% con una discesa al 15% nel 2017 salvo per risalire nel 2019 al 16,3%.

Analizzando il mercato dell’energia elettrica nel 2022, a dicembre la domanda è scesa del 9,1% rispetto a quanto registrato nel 2021, contribuendo a ridurre la percentuale di energia elettrica prodotta delle rinnovabili. A dicembre del 2022, la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili ammontava al 26,9% con un segno negativo rispetto al 2021, calo che riguarda tutte le fonti. A causa della guerra in Ucraina, si registra però un aumento dell’import di elettricità dall’estero e un amento della produzione di energia elettrica dal carbone (+43% rispetto a dicembre 2021).

Analizzando i dati riassuntivi di Terna, si osserva come la domanda di energia elettrica del nostro paese è diminuita dell’1% rispetto a quanto consumato nel 2021: 316,8 TWh (circa 3TWh in meno). Si registra, inoltre, per la prima volta dal 2014, una riduzione della produzione di energia da fonti rinnovabili, che scende sotto la soglia dei 100 TWh, raggiungendo la quota di 98,4 TWh con una riduzione di circa 14,8 TWh rispetto al 2021 (-13%). Come conseguenza di questi dati, si riduce anche il peso delle rinnovabili sulla domanda elettrica, passando dal 35,4% al 31,1% nel 2022.

Nel 2022, un dato preoccupante, è l’incremento della produzione dal carbone, che ha generato un complessivo aumento delle fonti fossili di circa 11 TWh. L’aumento dell’utilizzo dei combustibili fossili è dovuto dalla riduzione della produzione idroelettrica, che nel 2022 ha perso il 37,7% rispetto al 2021 (-16,9 TWh).

Se da un lato abbiamo assistito alla riduzione della produzione dall’idroelettrico, il fotovoltaico aumenta la sua rilevanza, crescendo di 2,9 TWh (+11,8 rispetto al 2021), arrivando ad una produzione annuale di 27,5 TWh, la più alta di sempre.

Più o meno stabile la produzione di elettricità dal vento, con i circa 20,3 TWh, pari a -1,8%. La bioenergia si assesta a -2,1% e un calo del 1,6% della geotermia.

In conclusione, le fonti di energia rinnovabili in Italia stanno acquisendo sempre una maggiore importanza ma non bisogna fermarsi qui, sono necessari ulteriori sforzi affinché queste forme di energia siano predominanti e superino di gran lunga le fonti convenzionali e cioè i combustibili fossili, a cui siamo, purtroppo, ancora troppo legati.

Fonte: https://www.qualenergia.it/pro/documenti/rapporto-mensile-terna-dicembre-2022/

Introduzione

Il settore dell’energia solare ha conosciuto una rapida crescita negli ultimi anni, con il fotovoltaico che si è affermato come una delle fonti di energia rinnovabile più promettenti. Aumentare l’accessibilità alle installazioni fotovoltaiche è diventato un obiettivo chiave per espandere ulteriormente il loro utilizzo. In questo contesto, il noleggio operativo si è rivelato un modello di business di grande successo nel mondo del fotovoltaico, consentendo a un numero sempre maggiore di aziende e individui, di adottare questa tecnologia in modo conveniente e sostenibile.

Cos’è il noleggio operativo?

Il noleggio operativo, noto anche come leasing, è un’opzione di finanziamento che consente alle aziende e ai privati di utilizzare un impianto fotovoltaico senza doverlo acquistare direttamente. Invece di pagare l’intero costo dell’installazione, l’utente finale paga un canone mensile o annuale per il diritto di utilizzo del sistema fotovoltaico. Questo modello di business trasferisce la responsabilità della proprietà, dell’installazione e della manutenzione dell’impianto al fornitore di servizi di noleggio operativo.

Vantaggi del noleggio operativo nel fotovoltaico:

  1. Accessibilità economica: uno dei principali vantaggi del noleggio operativo è che consente alle aziende e ai privati di installare un impianto fotovoltaico senza la necessità di un investimento iniziale significativo. I canoni di noleggio sono generalmente inferiori ai costi di finanziamento per l’acquisto diretto dell’impianto, rendendo il fotovoltaico accessibile a un’ampia gamma di attori del mercato;
  2. Riduzione dei rischi: il noleggio operativo trasferisce i rischi legati alla proprietà, all’installazione e alla manutenzione dell’impianto al fornitore di servizi. Ciò significa che l’utente finale non deve preoccuparsi di aspetti tecnici complessi o costi imprevisti legati al funzionamento dell’impianto. Inoltre, gli aggiornamenti tecnologici possono essere facilmente integrati durante il periodo di noleggio, consentendo all’utente di beneficiare dei progressi più recenti nel settore;
  3. Benefici fiscali: in molti Paesi, il noleggio operativo offre vantaggi fiscali significativi. I canoni di noleggio possono essere dedotti dalle imposte aziendali, riducendo l’imponibile fiscale complessivo. Inoltre, l’utente finale non deve affrontare l’onere di ammortamento dell’impianto, poiché non è l’effettivo proprietario;
  4. Sostenibilità ambientale: l’energia solare è una fonte pulita e sostenibile, e il noleggio operativo promuove ulteriormente l’adozione di questa tecnologia. L’installazione di impianti fotovoltaici riduce l’impatto ambientale generato da altre fonti di energia convenzionali, consentendo alle aziende e ai privati ​​di ridurre le emissioni di carbonio e di contribuire alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio;
  5. Servizi di manutenzione inclusi: un altro beneficio del noleggio operativo nel fotovoltaico è che i servizi di manutenzione sono spesso inclusi nel contratto. Ciò significa che il fornitore di servizi si occupa della manutenzione e delle riparazioni dell’impianto, garantendo che l’installazione funzioni in modo ottimale nel corso del tempo. Questo alleggerisce l’onere dell’utente finale, che può concentrarsi sul proprio core business senza doversi preoccupare delle questioni tecniche;
  6. Maggior flessibilità: il noleggio operativo offre maggiore flessibilità rispetto all’acquisto diretto di un impianto fotovoltaico. Gli utenti possono scegliere la durata del contratto di noleggio in base alle proprie esigenze e possono rinegoziare le condizioni alla scadenza del contratto. Inoltre, se l’utente desidera spostarsi o apportare modifiche all’impianto, può farlo in modo più semplice rispetto a un’installazione di proprietà.

Conclusioni

Il noleggio operativo si è affermato come un modello di business di grande successo nel mondo del fotovoltaico. Offrendo accessibilità economica, riduzione dei rischi, benefici fiscali e sostenibilità ambientale, ha reso l’energia solare più accessibile a un’ampia gamma di attori del mercato. Inoltre, con i servizi di manutenzione inclusi e la flessibilità offerta, il noleggio operativo semplifica l’adozione dell’energia solare, consentendo alle aziende e ai privati ​​di sfruttare i vantaggi di questa tecnologia senza dover affrontare gli oneri legati alla proprietà e alla gestione degli impianti fotovoltaici. Nel complesso, il noleggio operativo nel fotovoltaico rappresenta una soluzione conveniente, sostenibile e pragmatica per promuovere la transizione verso un futuro energetico pulito e ridurre l’impatto ambientale delle fonti di energia convenzionali.

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È stato pubblicato in data 19 aprile 2023 il Decreto Ministeriale con cui vengono programmate le residue risorse della misura “Parco Agrisolare” per un importo di all’incirca 1 miliardo di euro. La misura deve essere approvata dalla commissione europea a cui seguirà la pubblicazione del bando.

Il progetto Parco Agrisolare previsto all’interno del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) individua delle interessanti novità. A seguito del primo intervento del 2022 in cui sono state assegnate all’incirca il 30% delle risorse disponibili, il Ministero dell’Agricoltura è all’opera per definire il secondo round per l’erogazione delle risorse necessarie per la riduzione dell’impatto ambientale e l’efficientamento degli edifici ad uso produttivo nei settori agricoli, zootecnici e agroindustriali.

Rappresentazione di impianto di agrisolare
Diritti immagine: rispettivo proprietario

Le nuove proposte del MASAF

Nelle nuove proposte del MASAF (ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) per il Bando Parco Agrisolare 2023, vengono riviste le spese ammissibili al fine di incrementare la produzione rinnovabile e “portare un numero maggiore di agricoltori ad interessarsi alla misura per le proprie imprese”. Nel dettaglio, ciò che è stato proposto nel DM è l’innalzamento della soglia massima di potenza installabile per gli impianti fotovoltaici necessari per l’ottenimento del contributo, passando dagli attuali 500 kWp a massimo di 1 MWp. Si ricorda, però, che gli impianti devono essere di nuova costruzione ed essere installati esclusivamente sulle coperture di fabbricati e serre già esistenti, nonché, essere destinati a soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda agricola.

Nel mentre, l’ammontare massimo di spesa ammessa per i sistemi di accumulo, è stata aumentata fino a 100mila euro, mentre, per quanto riguarda i dispositivi di ricarica, a 30mila euro. Inoltre, il dicastero riferisce che “sarà possibile calcolare il fabbisogno di energia termica complessivo dell’impresa senza il vincolo del doppio dell’autoconsumo di energia elettrica”.

Le principali modifiche

Oltre alle modifiche di cui sopra, il MASAF ha anche presentato delle modifiche alle tabelle delle categorie di imprese. In maniera dettagliata, le imprese impegnate nella produzione agricola primaria, hanno il limite dell’autoconsumo, un contributo dell’80% sui costi ammissibili e la possibilità dell’autoconsumo condiviso. Le risorse ad esse destinate, sono parti a 700 milioni di euro. Nel caso in cui non vogliono il limite dell’autoconsumo, è previsto un contributo del 30% (con maggiorazione) sui costi ammissibili. In questo caso, le risorse sono di 75 milioni di euro. Per quanto riguarda le imprese della trasformazione agricolo in agricolo, non è previsto il limite dell’autoconsumo, con un contributo fino all’80% dei costi ammissibili scaglionati per fasce di potenza:

  1. 6-200 kWp (80%)
  2. 200 – 500 kWp (65%)
  3. 500 – 1000 kWp (50%).

Le risorse destinate a quest’ultima ipotesi, sono di 150 milioni di euro. Per quanto concerne le imprese impegnate nella trasformazione agricolo in non agricolo, le risorse sono di 75 milioni di euro e non è previsto il limite dell’autoconsumo ma vi è un contributo del 30% (con maggiorazioni) sulle spese ammissibili.

Per poter prendere visione delle differenze con il precedente bando, si rimanda al seguente articolo.

Se desideri ulteriori informazioni sull’agrisolare, puoi contattarci in ogni momento!
Grazie per la lettura!

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